“Pioniera del cinema in Italia, attrice, sceneggiatrice e Donna Nuova”. Prendiamo a prestito il sottotitolo di una tesi di laurea su Paolina Pezzaglia Greco per tratteggiarne in poche efficaci parole la figura. Nata nel 1886 insieme alla Statua della Libertà, la sua vita coprì, nel pur breve arco di 3 anni, un periodo cruciale della nostra storia: la Belle Époque, il periodo splendido del Liberty, l’orrore della Grande Guerra, fino agli albori del Fascismo. Figlia di un ex baritono e nipote di un capocomico di Compagnie drammatiche popolari, già da piccolissima mostrò una forte predisposizione alla recitazione, tanto che lo zio Angelo Pezzaglia la inserì nella propria Compagnia a soli 6 anni. La minuscola Paolina catturò subito il favore incondizionato del pubblico per le sue doti naturali di attrice e in particolare per la dizione perfetta e il timbro inimitabile della voce, qualità sempre riconosciutele dai critici teatrali dell’epoca. Recitò, bambina, nel dramma francese I due derelitti, di Pierre Decourcelle, e sua compagna fu Lyda Borelli, che in seguito sarebbe divenuta un mito cinematografico. Fin da allora Paolina usò ricoprire, accanto a quelli femminili, vari ruoli maschili, e questo accadde per tutta la sua carriera. Nel 1913 al Teatro Sangiorgi di Catania si recitava La cena delle beffe, ma il primo attore ebbe un’improvvisa indisposizione, e la non facile parte di Giannetto Malespini fu ricoperta estemporanemente da Paolina, che riscosse un successo tale da preferire, in seguito, sempre quel ruolo. Il cinema arrivò per lei nel 1914, col film Il fornaretto di Venezia, in cui fu Sofia, l’amante del protagonista. Ma nel film Il mistero dei Montfleury, uno dei primi serial italiani, suddiviso in quattro lungometraggi (1918), fu Biribì, monello di strada furbo ed eroico. Non si tirava indietro mai di fronte a una sfida: cavalcate sfrenate con cadute senza controfigura (La capanna dello zio Tom), ardite figure acrobatiche e tuffi in acque limacciose (Il giardino del silenzio), travestimenti di ogni tipo (Il campo maledetto), e un capolavoro di trucco d’epoca: straordinaria la sua Madama Girasole nel film Le peripezie dell’emulo di Fortunello e compagni, in cui appare grassa e con un volto sformato e irriconoscibile, effetto che oggi si può ottenere facilmente con l’ausilio del computer. Ma non nel 1918. La coproduttrice del film, l’attrice Mary Cleo Tarlarini, arrivando sul set, non la riconobbe, e tutto finì in una gran risata. Sia in teatro che nel cinema Paolina (che per il cinema si chiamò Paola) fu femmina e maschio, bella e brutta, nobile e popolana. Malgrado la carriera cinematografica, non abbandonò mai il suo primo amore, il teatro: grande interprete dannunziana, fu prima attrice del celebre Ermete Zacconi e una delle poche donne capocomiche: scopritrice di talenti, in una delle sue Compagnie offrì il primo contratto teatrale a un giovanissimo Enrico Viarisio, che debuttò in circostanze rocambolesche. Fu una grande monologhista e declamatrice, e questo l’avvicinò alla poetessa Ada Negri, di cui fu interprete prediletta e amica personale. Insegnò la recitazione drammatica a Maria Campi, la popolare canzonettista che aveva inventato la “mossa”, e fu maestra di attori poi diventati famosi. Tra le rare donne sceneggiatrici, di lei resta il manoscritto di una sceneggiatura cinematografica, Genio malefico, giudicata da Monica Dall’Asta, docente di Cinema all’Università di Bologna: “Appassionante: grande consapevolezza delle tecniche di montaggio, attenzione alla recitazione, all’ambientazione… molto interessante!”.
La vita privata di Paolina è punteggiata di prove ardue, come la sua carriera di attrice: a 13 anni perde il padre, si sposa incinta a 21 con l’attore Antonio Greco, conosciuto lavorando nella Compagnia di Dina Galli, partorisce un figlio, Ruggero, nel 1908, ma perde il marito nel 1913: Antonio muore a soli 29 anni. Nel 1919 resta di nuovo incinta, questa volta dell’attore Luigi Mottura, ma c’è un “piccolo” problema: lui ha 15 anni meno di lei. Anche in questa occasione Paolina non smentisce il suo essere “avanti”, fuori dagli schemi, indifferente al giudizio altrui. Partorisce Anna nel 1920, a quasi 34 anni, ma non sposerà il suo amore diciottenne, vi rinuncerà per il bene di lui e della sua carriera, che diventerà grande in Argentina. Si stabilisce a Firenze con i figli, recitando fino all’ultimo, quando una polmonite metterà fine alla sua vita il 17 dicembre 1925.
Nel 2017 il Comune di Firenze ha posto una targa commemorativa sulla casa dove è morta, e molto lontano, in Nuova Zelanda, nel 2006 è stato imposto il suo nome a una cavalla da corsa vincente. L’attrice-poetessa statunitense Amber Tamblyn l’ha inserita nella sua più significativa poesia nel 2015, e la sua voce enciclopedica compare in otto lingue su Wikipedia. L’Archivio Pezzaglia-Greco, a lei dedicato, nel 2013 è stato riconosciuto dallo Stato “di interesse storico particolarmente importante”.
Paolina Pezzaglia Greco, donna di piccola statura ma di grande respiro artistico e sociale, non cedette mai alle lusinghe della ricchezza, dandosi al proprio lavoro e alle proprie passioni senza risparmio e senza compromessi: scelse sempre l’amore e una vita difficile. Ma agli altri augurava:
Referenze iconografiche: Paola Pezzaglia. Immagine di Finfunfanfo. Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported license.
Voce pubblicata nel: 2018
Ultimo aggiornamento: 2023