Milano, via Leoncavallo; Gilda, Maria, Erminia, Antonia aspettano la nascita del fratellino, ma al mondo viene Giuseppina, che sarà detta Nina. È il 27 marzo del 1911 e Nina Vinchi è la quinta femmina che nasce a Pietro Vinchi, appena arrivato a Milano dall’entroterra bergamasco, dove viveva la sua famiglia di origini contadine. Nina ha sempre tenuto a far conoscere le sue origini proletarie, benché suo nonno avesse sposato una nobildonna lombarda, Clotilde Cornoldi. Ma proprio il nonno, dedito al trasporto del sale, era stato costretto a uccidere un bandito, dal cui attacco si era legittimamente difeso. A quel tempo il sale era molto prezioso e i briganti non guardavano in faccia a nessuno. Il sacerdote che doveva celebrare il matrimonio non voleva guardare in faccia lo sposo, né tanto meno unire per la vita un omicida e una gentildonna. Non riuscì però a tirarsi indietro, come fece Don Abbondio di manzoniana memoria, e gli sposi vissero felici e contenti.
Nina cresce con le sorelle, segue i suoi studi a Milano e a vent’anni si trasferisce in via Plezzo, nella casa che il padre ha costruito per le sue cinque figliole. Maria ha intanto sposato Corrado, un anarchico seguace di quel Malatesta coinvolto nell’attentato al Diana; Erminia un argentino, Gilda un pittore, e Nina… Nina inizia a lavorare, ma ha già il teatro nel cuore, forse perché alcune vicende della sua vita sono state davvero romanzesche e ricche di colpi di scena. Legge molto e frequenta spesso i teatri cittadini, soprattutto in compagnia di Nena, sua nipote, figlia di Erminia, che praticamente viene costretta ad andare a sentire Ruggeri, Memo Benassi, Renzo Ricci, Eva Magni. Sono questi attori, insieme a Remigio Paone, che segnalano Nina Vinchi a Giorgio Strehler e Paolo Grassi, i quali cercavano una valida collaboratrice che li aiutasse a creare il Piccolo Teatro della Città di Milano. Non avrebbero potuto indicare un nome migliore, dato che Paolo Grassi diversi anni più tardi, dirà pubblicamente: «quella straordinaria creatura che è stata ed è Nina Vinchi, senza la quale Giorgio Strehler ed io non avremmo saputo né potuto ideare, fondare, dirigere il Piccolo Teatro».
Nel 1947, dopo la fortunosa scoperta di quell’orrido scantinato di via Rovello, con i muri ancora macchiati dal sangue delle vittime antifasciste, nasce il Piccolo Teatro e Nina sposa Arturo Lazzari, redattore capo del «Calendario del Popolo» e poi critico teatrale dell’«Unità»; un uomo tranquillo, molto colto, che è di grande aiuto ai tre pionieri appena imbarcati sulla fragile imbarcazione che sta per partire fra le macerie di una Milano piuttosto malandata. Nina deve reggere sulle spalle il peso dell’organizzazione produttiva e amministrativa del Piccolo Teatro cercando di fare interagire le ragioni dell’arte a quelle di una perfetta gestione finanziaria. Per Grassi e Strehler, gli altri due pionieri, c’erano le luci della ribalta e gli applausi a compensare le fatiche; per Nina la smorta luce della lampada sulla sua scrivania in via Rovello, dove sedeva sovente anche la notte, fino a quando, nel 1993, da le dimissioni da Segretaria Generale. Lazzari muore nel 1975 e due anni dopo Nina si unisce in matrimonio con Paolo Grassi, nel frattempo nominato sovrintendente alla Scala. Paolo Grassi passerà poi alla direzione della RAI e Strehler avrà un ripensamento che lo porterà a lavorare per qualche anno all’estero prima di fare ritorno al suo teatro. Nel frattempo alla gloriosa sala di via Rovello si aggiunge lo spazio del Teatro Studio e infine quello del grande, agognato, atteso, vilipeso, contestato Teatro Strehler. Giorgio non fa neppure in tempo ad inaugurarlo, perché la morte lo coglie la vigilia di Natale del 1997; Paolo Grassi lo aveva preceduto nel 1981. Ma, inossidabile, amata, temuta, venerata, Nina Vinchi non ha mai smesso un solo istante di guidare il suo teatro verso quell’eccellenza che la gente di teatro del mondo intero gli riconosce. Innumerevoli sono i premi che le sono stati attribuiti: la Medaglia d’argento della Città di Milano, il premio Renato Simoni, la nomina a Grand’ufficiale al Merito della Repubblica, la targa Mario Bonfantini, la Medaglia d’Oro del Premio della Riconoscenza della Provincia di Milano, la nomina francese di Officier des Arts et des Lettres, e il Premio Maratea per una vita nel teatro. Vita che Nina Vinchi ha concluso il 15 giugno del 2009, da amica e compagna degli artisti, ma pure da solerte guardiana della tradizione culturale della sua città.
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2023