Chi da Tolmezzo sale verso il Monte Croce Carnico, si trova sulla sinistra, prima di entrare a Paluzza, una caserma intitolata a Maria Plozner Mentil[1].
Si tratta dell’unica caserma italiana che porta il nome di una donna.
Le ragioni di questa dedica si inscrivono in una complessa vicenda collettiva: la partecipazione dei civili alla prima guerra mondiale in Carnia[2]. La Carnia era strategicamente una zona chiave perché, realizzando uno sfondamento a Passo Monte Croce Carnico, l’esercito austriaco avrebbe avuto via libera nelle valli del But e del Chiarsò, considerate le porte principali per l’invasione dell’Italia.
Per questo il teatro di guerra della Carnia era presidiato da 10-12 mila uomini, che ogni giorno dovevano ricevere vettovaglie, munizioni, medicinali e attrezzi vari provenienti dai depositi di fondo valle.
Per rispondere a questa esigenza, il generale Lequio, comandante del settore, reclutò le donne della zona, ben conoscendo la resistenza fisica che esse, costrette fin da bambine a sostituire nei lavori più pesanti gli uomini, quasi tutti emigrati, possedevano.
Nacque così un corpo di circa 1000 ausiliarie, formato da donne di età compresa tra i 15 e i 60 anni le “portatrici carniche” che operarono tra l’agosto del 1915 e l’ottobre del 1917 quando il cedimento del fronte dell’Isonzo costrinse i soldati di Carnia a ripiegare per non essere presi alle spalle, lasciando le posizioni che mai avevano perduto.
Le portatrici carniche dovevano presentarsi ogni giorno all’alba presso i depositi di fondo valle per ricevere il materiale che caricavano nelle gerle da portare a spalla. Per giungere alla linea del fronte dovevano superare dislivelli dai 600 ai 1200 metri, con una marcia di una durata che andava dalle 2 alle 5 ore.
Per il loro lavoro ricevevano un compenso, corrisposto mensilmente, di lire 1,50 e dovevano essere pronte a essere chiamate a ogni ora del giorno e della notte. La loro attività fu dovuta più a spontanea volontà di collaborare che al soldo, anche perché i soldati presenti in zona erano prevalentemente appartenenti ai battaglioni alpini “Tolmezzo” “Val Tagliamento” e “Monte Arvenis”, reclutati nel territorio.
Esse non furono mai militarizzate, cioè costrette al lavoro per forza di legge e soggette alla disciplina militare. Furono munite di un libretto personale di lavoro e di un bracciale rosso con stampigliato lo stesso numero del libretto e con l’indicazione dell’unità militare per la quale lavoravano.
Maria Plozner era una di queste portatrici. Nata in borgo Ponars di Timau il 17 novembre 1884 viene descritta come «simile in tutto e per tutto alle altre donne della sua terra: capelli neri lisci, statura non alta ma armoniosa, costituzione robusta, viso ovale con un che di forte nei lineamenti pur dolci».
Orfana fin da bambina del padre Tobia, boscaiolo, morto in un incidente in Romania dove era emigrato, crebbe con la madre nel piccolo borgo dove era nata e lì si sposò il 29 gennaio 1906 con Giuseppe Mentil, anch’egli di Timau. Un matrimonio felice, nonostante le lunghe assenze del marito, che spesso lavorava all’estero. Ne nacquero quattro figli di cui Maria stava ancora allattando l’ultimo al momento in cui fu uccisa.
Il mattino del 15 febbraio 1916, Maria Plozner Mentil giunse alle 11 insieme a Rosalia Primus Bellina a circa 300 metri dalle Rocce Malpasso, là le due donne avevano vuotato la gerla, colma di viveri e si erano soffermate per mangiare un boccone e riposarsi un poco.
A quel punto, Maria fu colpita da un cecchino appostato sul Koeder Alm che la ferì al fianco destro: venne soccorsa dalla compagna e dagli alpini, ai quali donne come Maria davano la possibilità di sopravvivere e di resistere lassù in quel primo, durissimo inverno di guerra. Fu subito trasportata al non lontano posto di medicazione. La ferita, sotto la spalla destra, venne sommariamente fasciata, la donna fu ristorata con un po’ di cognac e caffelatte e, collocata su una barella, e portata a spalle da quattro alpini a Paluzza, nell’ospedale da campo alloggiato nelle scuole elementari.
Nonostante le cure, morì quella notte stessa. Il suo corpo venne tumulato nella fossa 17 del cimitero di San Daniele di Paluzza, ma fu successivamente traslato nel 1937 nel tempio ossario di Timau, dove ancora riposa, unica donna tra 1763 caduti sul fronte carnico. Nel 1997, il presidente Scalfaro, motu proprio, conferì alla memoria di Maria Plozner Mentil la medaglia d’oro al valor militare, quale ideale rappresentante di tutte le Portatrici.
NOTE
1. Si tratta della caserma del V° gruppo sbarramenti XI° reggimento fanteria, ora in disuso.
2. La dedica avvenne con una solenne cerimonia il 24 maggio 1956.
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De Caneva Tranquillo, Per la concessione dei riconoscimenti previsti dalla legge 18 marzo 1968 n. 263 alle “portatrici carniche” di Paluzza, Timau e Cleulis, partecipanti alla guerra 1915 – 1918, Udine, 1969
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2023