Lucia Maggia nacque il 27 dicembre 1883 a Cossato, in provincia di Vercelli (oggi Biella). I Maggia, dapprima pastori e lavoranti di lana, diventarono mercanti, commercianti di manufatti a tricot e infine industriali tessili specializzati in maglieria.
Primogenita di quindici figli, Lucia ebbe modo di contribuire alla crescita e all’educazione dei fratelli, ma riuscì anche a studiare a Torino all’Educatorio Duchessa Isabella e nella Scuola Normale femminile pareggiata.
Nel 1902 si diplomò maestra con ottima votazione e nello stesso anno iniziò ad insegnare nelle scuole elementari di Vigliano Biellese e a Cossato nelle scuole serali.
Fu una delle prime donne del Biellese a servirsi della bicicletta che usava per recarsi a scuola:
Come sgranarono gli occhi […] quando videro scendere dalla discesa del loro paese la “maestrina” a cavalcioni del primo velocipede comparso per le loro vie. Le comari si riunirono in concilio e discussero se fosse ancora opportuno mandare i bambini da un’insegnante così pericolosamente moderna […] ma i bambini l’amavano.
Qualche anno dopo, per un breve periodo, insegnò in un altro piccolo paese, Quaregna, in una “sordida aula” (costruita sopra ad una stalla). Alle difficoltà di tipo strutturale si aggiungevano quelle legate all’alto numero di allievi frequentanti, fino a quarantasette.
Fu proprio in questa situazione infelice che Lucia Maggia pensò di scrivere brevi poesie da far poi cantare ai suoi alunni.
Iniziò così la sua carriera di narratrice e scrittrice. La giovane maestra iniziò a inviare alcune sue composizioni a varie riviste per la scuola e per i bambini.
La prima poesia a essere pubblicata su «La Piccola Tribuna», un quindicinale illustrato per i bambini di cui era redattore, per la parte letteraria, Papà Giberna fu Parla il banco. Era il 1910 e Lucia aveva solo ventisette anni. Nel periodo che va dal 1910 al 1913 le poesie e i racconti pubblicati sono firmati L.M. anche se Papà Giberna le aveva scritto: “Sarei stato più lieto se avesse permesso che la sua firma, e non le sue iniziali, seguisse il testo di Parla il banco, ma se prima non riceverò avviso in contrario rispetterò il suo desiderio”.
Nel 1912 uscì il primo libro di Lucia Maggia La diffusione del libro nel biellese, una raccolta di articoli scritti per la rivista scolastica dell’ispettore Alfredo Saraz «La Scuola Biellese». Il volumetto apparve nella collana della biblioteca omonima della rivista.
Allo scopo di favorire la lettura, Lucia Maggia si fece promotrice delle iscrizioni alla Biblioteca di Zia Mariù, al secolo Paola Lombroso (figlia dello scienziato Cesare Lombroso e apprezzata autrice di scritti per fanciulli) della quale fu amica mantenendo una fitta corrispondenza per tutta la vita.
Alla fine dell’anno scolastico 1912-13 Lucia (così raccontò in una intervista nel 1972) si trovò “tra le mani un grosso malloppo di poesie: che farne? Bruciarle mi rincresceva e, quasi spinta da presentimento, spedii il malloppo, a caso, ad una casa editrice La Scolastica di Ostiglia. C’era un giovane tipografo che cercava proprio manoscritti di letteratura infantile per farne una pubblicazione. Quel tipografo si chiamava Arnoldo Mondadori, che da Ostiglia spiccò il volo verso Verona e successivamente verso Milano per diventare il primo editore d’Italia”. Venne pubblicato un volume dal titolo Rime Piccoline inserito nella collana La lampada diretta da Tommaso Monicelli, era il 1913.
L’autrice aveva stabilito di firmarsi Hedda usando uno pseudonimo scelto “leggendo un romanzetto tedesco in cui la protagonista, una giovane maestra con strane idee per il capo come lei, portava quel nome” (intervista del 1955).
Lucia Maggia scrisse e/o sceneggiò anche degli spettacoli musicali che ebbero ripetute repliche, anche all’estero. Scrisse anche i testi di opere musicali.
Nel 1915 pubblicò il corso completo di letture “più il compimento al sillabario” per le sei classi elementari dal titolo Serenità editi dalla casa editrice La Scolastica. In seguito i testi furono ristampati, nel 1919, da Mondadori. Il corso di letture, fin dalla prima edizione, venne adottato a Milano, Genova, Roma e in altre località d’Italia.
Nell’agosto 1916, essendo Lucia già molto nota nella zona e avendo chiesto il trasferimento a Cossato, la «Gazzetta di Biella» così commentò:
Il Comune di Cossato lieto ed orgoglioso di accogliere nelle proprie scuole una insegnante così valorosa e volenterosa esprime pubblicamente tutta la sua soddisfazione e molto si ripromette per il prestigio e per il vantaggio delle scuole stesse dall’opera coscienziosa ed illuminata della eletta insegnante […]. Insieme coi complimenti dei suoi concittadini giungano graditi a Lucia Maggia (Hedda) anche quelli vivissimi della «Gazzetta di Biella».
Interessanti appaiono i giudizi degli insegnanti di ogni parte d'Italia pubblicati sul catalogo editoriale La Scolastica. Una insegnante di Adro (Brescia) scrive:
Sono felicissima di aver adottato nella mia scuola il libro Serenità. Con entusiasmo le mie alunne hanno accolto il nuovo libro e con piacere l'hanno letto [...]. Esso risponde sotto ogni rapporto al libro di lettura che educa istruisce [...]. Tutto il libro è un vero capolavoro di finezza, di sublimità, di sentimenti, di poesia. Ogni racconto, ogni poesiola suscita sentimenti vari e buoni, e chiaramente dice che il suo scopo è quello di migliorare e di rendere buone tante piccole anime, e di avviarle per le vie della virtù e del sapere.
Hedda scrisse una sola opera per gli adulti dal titolo Glorie e nostalgie, edito da Bemporad nel 1919. Si tratta di un libro di poesie composto durante la guerra 1915-1918 dedicato ai quattro fratelli combattenti e in particolare a uno di loro, Valerio Gioacchino, caduto a vent’anni durante i combattimenti.
Finita la prima guerra mondiale Lucia Maggia pubblicò un articolo curioso, apparentemente ambiguo e “antifemminista”, in realtà soprattutto “antimaschilista” dal titolo Il voto alla donna. Nel prendere in considerazione la proposta di estensione del voto politico alla donna che l'onorevole Ferdinando Martini voleva presentare alla camera, essa affermava che
[...] l'uomo ha un cervello davvero inesauribile: ha inventato le navi e poi i sottomarini per distruggerle; ha inventato le ferrovie aeree, il telefono senza fili, i gas asfissianti, i campanelli elettrici, i cannoni da 305, il surrogato di burro, i sacchi di gomma e tante altre cose: niente meraviglia se ora sta ponzando il suffragio femminile […] fin che il voto politico era prerogativa assoluta dell'uomo, il mondo zoppicava alquanto da una gamba: ora che il voto sarà esteso alla donna, vedremo come andranno le faccende: se cioè raddrizzerà la gamba storta o se si metterà a zoppicare da tutt’e due […]. A essere schietti, a osservare spassionatamente dal di fuori il mondo politico e il suo ributtante fardello di ambizioni, di vanità, di egoismi, di bassezze, invece di estendere il voto alle donne vi prenderebbe la tentazione di toglierlo anche agli uomini. L'uso del voto che essi fecero finora non invita a ritentare l'esperimento sull'altra metà del genere umano.
Dopo aver preso in considerazione la situazione della donna che da “regina del focolare” era diventata schiava della famiglia e del lavoro, Hedda terminava l'articolo dicendo “Ma il voto l'hanno ottenuto le inglesi, le americane, le francesi; fra tante superdonne proprio le italiane dovrebbero conservarsi donne? Orribile! Fuori presto la proposta, onorevole Martini!” (tratto dalla rivista «Il Biellese», anno XXXIII, 1° luglio 1919).
Nel 1935 conseguì un attestato di benemerenza dall'Ente di propaganda educativa popolare di assistenza morale di Firenze.
Nel 1948 Il suo nome comparve su di una antologia pubblicata in Francia. Si trattava di una serie di volumi dedicati alle poetesse del XX secolo appartenenti a varie nazioni: Argentina, Belgio, Brasile, Canada, Francia, Olanda, India, Svezia, Svizzera, Uruguay, USA. Brevi notizie biografiche e bibliografiche accompagnavano la presentazione di una poesia. Di Lucia Maggia venne pubblicata L’oisillon mort (l’uccellino morto).
Nel 1947 venne premiata con la medaglia d'oro per i quarantacinque anni di insegnamento, nel 1948 ricevette un assegno vitalizio di benemerenza per l'istruzione elementare a cui seguì nel 1952 la consegna di un’ulteriore medaglia d'oro. La sua vita fu pressoché tutta dedita all'insegnamento: insegnò, infatti, fino all'anno scolastico 1948-49.
L’ironia della sorte volle che lei, così amante della lettura, fosse colpita negli ultimi dieci anni di vita da cecità, ma le tre sorelle rimaste si alternavano nel leggere ad alta voce gli articoli più salienti, i romanzi e i premi letterari a lei più cari.
Morì il 18 febbraio 1973.
Così scrisse «L'Eco di Biella» del febbraio 1973: “È morta la poetessa Hedda. Fu il suo un mondo di bimbi”.
Il 13 maggio 1982 la nuova scuola media di Cossato fu a lei intitolata.
Due mostre le furono dedicate: una fu inaugurata l’11 gennaio 1997 e l’altra il 25 maggio 2001.
Molte delle sue opere furono illustrate da Antonio Rubino (pittore, illustratore e scrittore (1880-1964). Legato all’art nouveau, rinnovò l’illustrazione e la letteratura per l'infanzia in Italia, immettendovi una carica di irriverente fantasia. Fu tra i fondatori, nel 1908, del «Corriere dei Piccoli» per il quale disegnò la testata e molti bizzarri personaggi.
Referenze iconografiche: tutte le immagini sono gentilmente concesse dall'Archivio Famiglia Maggia.
Voce pubblicata nel: 2018
Ultimo aggiornamento: 2023