È considerata una delle figure più significative del Novecento letterario italiano. I suoi libri, «a lungo contemplati», recuperano, attraverso la memoria e un modo poetico di accostarsi alla realtà, verità essenziali per tutti. La messa in rilievo delle parole e l’uso delle pause contribuiscono a narrare, in modo estremamente nitido, l’esistenza nelle sue pieghe più intime e quotidiane.
Si è trasferita a Milano nel 1947 dopo aver vissuto alcuni anni a Torino. Fin da giovane si è dedicata alla pittura; allieva di Lionello Venturi, nel 1928, dopo aver conseguito la laurea in Lettere all’Università di Torino, entra nella scuola di Felice Casorati e inizia a esporre in mostre collettive. All’inizio degli anni Trenta scrive racconti, poi pubblicati nel 1975 nella raccolta La villeggiante. Il suo esordio letterario avviene nel 1941 con la raccolta di poesie Fiore. Durante la guerra traduce, su richiesta di Cesare Pavese e per conto di Einaudi, i Trois contes di Flaubert: grazie a questa esperienza inizia a dedicarsi alla narrativa. Nel 1951 pubblica, nella collana “I Gettoni”, curata da Elio Vittorini per Einaudi, il suo primo libro di narrativa, Le metamorfosi. Tra i libri successivi, per la maggior parte pubblicati da Einaudi, si segnalano: Maria (1953), Tetto Murato (1957), Diario di Grecia (1960; 1974), L’uomo che parlava solo (1961; 1995), La penombra che abbiamo attraversato (1964), Le parole tra noi leggere (1969, Premio Strega), L’ospite (1973), Una giovinezza inventata (1979), Inseparabile (1981), Nei mari estremi (1987; 1996), Un sogno del Nord (1989), Le lune di Hvar (1991), In vacanza col buon samaritano (1997), Dall’ombra (1999). Dopo Fiore, Lalla Romano ha pubblicato altre raccolte di poesie, fra cui Giovane è il tempo (1974), fino a Poesie (2001).
Un aspetto significativo della sua produzione letteraria sono i cosiddetti “romanzi per immagini”, racconti fotografici nei quali i commenti rafforzano il valore assoluto dell’immagine. Si ricordano in particolare Lettura di un’immagine (1975), Romanzo di figure (1986), Nuovo romanzo di figure (1997). I critici, tra cui Montale, Carlo Bo, Pasolini, Ferroni, Segre - che ne ha curato la pubblicazione delle opere in due volumi (1991-92) nei Meridiani Mondadori - hanno indicato le linee interpretative dei suoi scritti nella paziente investigazione dell’esistenza, nella ricerca della verità e nell’accostamento articolato fra scrittura e pittura. È stata messa in luce inoltre la “classicità” della sua lingua; Calvino ne sottolineò l’«aerea semplicità di stile».
La pittura, abbandonata durante la guerra, è stata poi riproposta tramite varie mostre e pubblicazioni: Lalla Romano pittrice (1993), Lalla Romano. Disegni (1994), Lalla Romano. L’esercizio della pittura (1995). Dopo la sua morte, l’opera pittorica di Lalla Romano è stata presentata in alcune mostre e volumi. Oggi l’Associazione Amici di Lalla Romano si propone di favorire la conservazione e la conoscenza dei manoscritti, documenti, lettere e dipinti della scrittrice, depositati nella sua abitazione di via Brera, a Milano. L’Associazione promuove inoltre iniziative per lo studio e la divulgazione della documentazione letteraria e artistica organizzando iniziative culturali, letture pubbliche ed esposizioni.
Referenze iconografiche:
Prima immagine: Lalla Romano, Nuovo romanzo di figure. Einaudi 1997. Immagine di Federico Novaro, fonte Flickr. CC BY NC SA_2.0
Seconda immagine: Ritratto di Lalla Romano. Immagine in pubblico dominio.
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2023