Laura de Manzolini Vidali, in arte Lalla Kezich, nacque nel quartiere di Barcola, a Trieste, il 3 novembre 1924 dal farmacista di origini istriane Narciso Manzolini Vidali e da Gemma Barich, quarta figlia di una famiglia triestina occupata nel settore dei tabacchi. A nove anni Laura subì la separazione dei genitori e l’inserimento nel Nobile Collegio delle Dimesse Santa Chiara di Capodistria insieme alla sorella maggiore Giuliana. Lì viveva la zia e sorella del padre: Antigone.
Lalla completerà le elementari a Trieste ottenendo la maturità classica nel 1942 al Liceo Dante Alighieri, laureandosi poi all’Università di Trieste con il germanista Guido Devescovi, mentre il padre apriva una farmacia a Cherso. Insieme a Parenzo, Cherso e l’isola del Carnaro saranno a lungo i luoghi delle vacanze estive fino allo scoppio della guerra. Si trova in quest’ultima nei giorni dell’armistizio del 1943 che obbligherà i parenti istriani e la zia Antigone all’esodo; nel 1948 si trasferiranno al Lido di Venezia e Laura manterrà con loro un rapporto costante.
Dal 1947 al 1949 è attrice di teatro con il TAU (Teatro d’Arte dell’Università), e interpreta testi di Wilder, Ibsen, Verga, Garcia Lorca, Moravia e Squarzina, e altri. Nell’anno 1950-1951 è ammessa alla Regia Accademia d’Arte Drammatica di Silvio d’Amico, che fu suo insegnante insieme a Wanda Capodaglio. Deve però ben presto abbandonare lo studio per ragioni familiari che la costringono al ritorno a Trieste, dove inizia a insegnare presso l’Istituto religioso della Beata Vergine.
Tra il 1953 e il 1955 scrive sceneggiature per Radio Trieste dedicandosi a scrittori di diversa provenienza: Stevenson, Verne, Twain e altri. Quest’attività proseguirà fino al 1977.
Il 12 aprile 1955 sposa il critico cinematografico Tullio Kezich e si trasferisce a Milano. Diventerà madre di Giovanni nel luglio 1956. Per circa un decennio abbandonerà la scrittura ma collaborerà con il marito, soprattutto dal 1961 in poi, anno della nascita della società di produzione cinematografica “22 dicembre” con Ermanno Olmi.
Dal 1969 è ufficiale il trasferimento a Roma e la continua partecipazione ai principali festival di cinema in Italia e all’estero.
Il suo racconto Pranzo di Natale è pubblicato su «Nuovi Argomenti» nel 1972, rivista che ospiterà altre prose. Negli anni Settanta anche «Resine» accoglierà alcuni testi, tutti inclusi poi in Marina Indiana (Edizioni Italo Svevo, 1977), la prima pubblicazione in volume, una raccolta di racconti in cui la scrittrice disegna un mondo di presenze liriche:
- Serve qualcosa per la piccola? Non abbiamo dimenticato niente? La signorina sembrò attendere la risposta, poi riprese: - Abbiamo passato anni molto difficili. C’era la guerra e i bambini erano piccoli. Ma eravamo sempre in tanti: ricordo la confusione dei ragazzi, la sera, e mio marito, seduto sulla sua poltrona, che li guardava — Ne scorse la sagoma, abbassò la voce e soggiunse: È dura la solitudine, sa? (Intorno a una neonata, in Marina indiana)
La signorina sembrò attendere la risposta, poi riprese:
- Abbiamo passato anni molto difficili. C’era la guerra e i bambini erano piccoli. Ma eravamo sempre in tanti: ricordo la confusione dei ragazzi, la sera, e mio marito, seduto sulla sua poltrona, che li guardava — Ne scorse la sagoma, abbassò la voce e soggiunse:
È dura la solitudine, sa?
(Intorno a una neonata, in Marina indiana)
Nel 1982 uscirà per Bompiani La preparazione, in cui narra degli anni in collegio. La raccolta di racconti Gruppo concentrico (1985), del tutto incentrati sulle esperienze delle donne, e i postumi La nave di Jean (1987), una favola, e Il silenzio abitato. Racconti (1989), ispirato al periodo di insegnamento post-laurea. La memoria e l’autobiografia si intrecciano in una produzione non così ampia ma apprezzata da pubblico e critica, scandita da altri appuntamenti con il mestiere della scrittura, in un’apertura ad altri mondi, ad altre possibilità.
Così cita l’esergo a La nave di Jean:
La vita, anche bella, è passata. È estate, c’è odore di frutta e una voce di bambino, tenera, ma la vita è passata.
è passata.
È estate,
c’è odore di frutta
e una voce
di bambino, tenera,
ma la vita
Lalla Kezich scompare il 21 marzo 1987.
Il film di Ermanno Olmi La leggenda del santo bevitore (1988) è dedicato alla sua memoria.
La preparazione (Bompiani 1982)
Gruppo concentrico (Camunia 1985)
La nave di Jean (Camunia 1987)
Il silenzio abitato. Racconti (Camunia 1989)
Voce pubblicata nel: 2020
Ultimo aggiornamento: 2020