Oltre alla cura del bambino, Theo mi ha lasciato un altro compito, l’opera di Vincent: devo farla apprezzare il più possibile, devo preservare inviolati per il bambino i tesori che Theo e Vincent hanno raccolto. Non mi manca uno scopo nella vita, ma mi sento sola e abbandonata.
Sono le parole che Johanna Bonger Van Gogh scrive nel suo diario il 15 novembre 1891, alla morte del marito Theo, che aveva sposato solo due anni prima. Il bambino, Vincent, non ha che un anno. Deludendo le aspettative dei genitori, che avrebbero voluto ricongiungersi con figlia e nipote, Johanna si stabilisce nel 1891 a Bussum, fuori Amsterdam e vive traducendo brevi racconti dal francese e dall’inglese. È grazie a lei se conosciamo l’opera di Vincent van Gogh e il prezioso carteggio fra Theo e Vincent.
L’incontro di Johanna con Vincent risaliva al 16 Maggio 1890, quando Theo aveva ospitato il fratello nella loro casa alla Cité Pigalle 8, pochi mesi prima della sua morte. "Dopo la morte del fratello, Theo discusse con me il progetto di pubblicare le sue lettere, ma purtroppo lui venne a mancare prima che potessimo farlo", scrive Johanna nella prefazione alla prima edizione olandese del 1914.
Prima di incontrare Theo (amico del fratello di Johanna Andries, che viveva come lui a Parigi), Johanna aveva studiato inglese e superato tutti gli esami nei corsi di filologia e letteratura: lo studio l’aveva portata per alcuni mesi a Londra, dove aveva lavorato alla biblioteca del British Museum. A ventidue anni divenne insegnante di inglese in un collegio femminile a Elburg; insegnò più tardi alla Scuola superiore femminile di Utrecht.
Rimasta sola trasferisce il suo mobilio e moltissimi quadri di Vincent, che Theo conservava in galleria a Parigi, nella sua nuova casa. Nonostante le numerose offerte Johanna si rifiuterà per molto tempo di vendere quei quadri. Li accatasta tutti - circa duecento - in una stanza che serve da dispensa e magazzino, eccetto La Mietitura che appende in sala da pranzo, sopra la credenza.
Ogni volta che guarda quel quadro prova una nuova emozione. Nel colore giallo così acceso e vibrante di pura luce, risente l'energia di Vincent e le parole che lui aveva scritto al fratello: “Che cosa strana è il tocco, il colpo di pennello. All’aria aperta, esposti al vento e al sole, alla curiosità della gente, si lavora come si può, si riempie il quadro alla disperata. Ed è proprio facendo così che si coglie il vero e l’essenziale”.
“Caro fratello”, è così che iniziano tutte le lettere di Vincent a Theo; le parole testimoniano di una relazione profonda in cui non è possibile distinguere l’amore per l’arte e l’amore fraterno, e Johanna intende l’importanza di questo carteggio, fonte indispensabile per conoscere Vincent Van Gogh.
Nell’estate del 1905 decide di affittare alcune gallerie dello Stedelijk Museum ad Amsterdam per una grande esposizione delle opere di Vincent.
È l’inizio del riconoscimento del pittore da parte di un pubblico e la testimonianza del suo devoto amore per Theo.
Nel 1915 Johanna si reca a New York per prendere accordi sulla traduzione delle lettere in inglese. Scrive nella prefazione:
Quasi ventiquattro anni sono passati dalla morte di Theo prima che fossi in grado di completare la loro pubblicazione. Mi è occorso molto tempo per decifrarle e per ordinarle cronologicamente, prive com’erano quasi tutte di data. Ma anche un’altra ragione mi ha trattenuto dal darle prima alle stampe: sarebbe infatti stato ingiusto nei confronti di Vincent creare un interesse attorno alla sua personalità prima che l’opera a cui aveva dedicato tutta la vita avesse ottenuto quel riconoscimento che meritava. Molti anni sono occorsi affinché Vincent venisse salutato come un grande pittore. Ora è giunto il momento di far conoscere e comprendere anche la sua personalità.
“Quale stella ci ha fatto incontrare?” dice Johanna a Helen Kröller-Muller, collezionista delle opere di Vincent. Attenta a non separare vita, pittura, scrittura, Johanna, sollevata da ogni affanno e nelle mani sicure di quella collezionista come lei legata ai colori di Vincent, realizzava, nel continuare il progetto di Theo, il suo desiderio.
Vincent van Gogh, Lettere a Theo, Milano, Guanda 1984
Antonin Artaud, Van Gogh. Il suicidato della società, Milano, Adelphi 1988
Paul Gauguin Vincent van Gogh, Lettere, Genova, Rosellina Archinto 1991
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Referenze iconografiche: Johanna Bonger, 1889. Foto di Woodbury & Page, fonte Geheugen van Nederland. Immagine in pubblico dominio.
Voce pubblicata nel: 2017
Ultimo aggiornamento: 2023