«Non agitiamo più una face come fecero le nostre ave, perché non ce ne è più bisogno, ma teniamo accesa una piccola fiaccola di orgoglio cittadino, sperando di trasmetterlo ad alcune giovani che sappiano comprendere le ragioni ideali della continuità.»
In un opuscolo ben curato, edito nel 1939, Imperiera Serpieri Matteucci rievocava i settantacinque anni di vita dell'Associazione Femminile Senese, nata nel 1864 come Società di Mutuo Soccorso Femminile. Ne ammetteva la crisi irreversibile, ne rivendicava la lunga testimonianza di impegno a favore delle donne. Imperiera, a lungo presidente dell'Associazione, era figlia di una delle fondatrici, Maria Graspolli, e di Carlo Matteucci, direttore di un prestigioso istituto di istruzione, l'Istituto dei Padri di Famiglia, di ispirazione pestalozziana, che erediterà e dirigerà alla sua morte, coadiuvata dalla madre maestra. Imperiera aveva contribuito alla fondazione della Scuola per Stranieri (oggi Università per Stranieri), scritto libri di grammatica, racconti educativi, articoli, tenuto conferenze, in particolare sulla cultura senese.
L'associazione nella quale si impegnerà per tutta la vita era di orientamento moderato, come dichiarava nello statuto, apolitica, favorevole ad una riforma di leggi e costumi rispondente «ad un senso di giusta ed equilibrata modernità». Le aderenti erano in prevalenza borghesi liberali, condividevano con gli uomini della città l'aspirazione al decoro cittadino, alla concordia, declinando al femminile la memoria storica locale, valorizzando le donne del passato e dando visibilità a quelle del presente. Nei due "numeri unici" pubblicati in occasione di anniversari, nel 1914 e nel 1939, ne avevano ricordate molte, accettando per alcune il carattere leggendario consegnato dalla tradizione, ma attente ad una loro verità nascosta. Su tutte è di fondamentale importanza Caterina Benincasa. Un'altra interessante figura è la garibaldina Baldovina Vestri, tra le contemporanee una socia crocerossina medaglia d'oro, caduta nella grande guerra, infine Bianca Piccolomini, la contessa fondatrice della Compagnia delle figlie di Sant’ Angela e di tante Opere sociali per le donne e Savina Petrilli, fondatrice nel 1873 delle Sorelle dei Poveri di Santa Caterina e di istituzioni educative per le bambine povere.
Le operose signore non erano suffragiste estreme, il diritto di voto nella grande patria poteva anche aspettare, non così una cittadinanza attiva nell'amata piccola patria. La principale vocazione dell'Associazione era dunque culturale ed educativa. Fin dai primi anni di attività erano state aperte scuole, un laboratorio tessile, e offerta assistenza medica alle socie. La diffusione negli ambienti popolari era stata però sempre scarsa: Siena non era città di industrie e l'associazione non aveva mai affrontato le complesse questioni del lavoro delle donne, come aveva compreso una dirigente, ricordata nel numero unico del 1914.
A Imperiera interessava soprattutto la promozione culturale delle donne, mezzo per acquistare dignità personale e coraggio, sull'esempio delle antenate e delle contemporanee illustri.
Durante la grande guerra aveva collaborato con Margherita Bartalini alla redazione de «Il Risveglio», giornale interventista interamente realizzato da donne, rivelando la sua attitudine all'esortazione morale ed all'educazione.
Quell'anno 1939 fu per lei, ormai anziana, occasione di riflessioni e ricordi. In un articolo pubblicato nel »Bollettino della Società Internazionale di studi Cateriniani« si propone di rivedere quanto la società suddetta avesse fatto per risvegliare il culto cateriniano, divulgando ed espandendo il suo pensiero e la sua azione, per secoli "non dimenticati, ma dormienti". Di Caterina evidenzia il desiderio di una riforma della chiesa che non intaccasse i dogmi di fede, ma la liberasse dal peso degli interessi terreni. Ne rievoca il "fuoco", il coraggio esemplare, il "fine intuito di donna" con il quale non "prevede", ma "pre-sente" l'urgenza del cambiamento per evitare gravissimi danni. Ricorda infine l'amica Francesca Curci Sofio, promotrice e sostenitrice della creazione della Società Internazionale di studi Cateriniani.
Le donne avevano avuto molto merito nella riscoperta di Caterina Benincasa. Da Savina Petrilli alla fine dell'Ottocento agli articoli sui numeri unici dell'Associazione, che l'aveva scelta a modello. Popolana ardita, esempio di femminilità caritatevole ed audace, qualità ancora rintracciabili nelle donne senesi.
Nello stesso anno Imperiera ebbe modo di confrontarsi con il potere politico. Nella loro bandiera le fondatrici della Società di Muto Soccorso avevano scelto il simbolo di due mani che si stringono, "una fine e delicata, una rude e adatta al lavoro", ma l'immagine non piaceva agli organi fascisti, perché di reminiscenza massonica. Imperiera replica seccata in una lettera che i simboli e le ideologie durano sempre poco e a loro non interessavano. C'è un ritrarsi e un esporsi in queste parole, coraggio e fuga. Negli anni di guerra l'attività dell'Associazione si spengerà.
Tenaci nel mantenere reti di relazioni, fiduciose nello strumento associativo, le senesi attive tra Ottocento e prima metà del Novecento, Imperiera Serpieri Matteucci, Bianca Piccolomini, Margherita Bartalinie le altre, hanno lasciato in eredità una significativa testimonianza di impegno civile consapevolmente femminile, di fede religiosa vissuta ricercando spazi di autonomia e libertà.
*Questa voce è stata curata da Gabriella Rustici.
Immagini: Foto di gruppo dell'Associazione Femminile Senese in occasione del Cinquantenario. Imperiera Serpieri Matteucci è la terza da sinistra in prima fila (nel dettaglio).
Associazione femminile senese, 3/4 di secolo. Numero unico dedicato alle donne di Siena, Siena, Tipografia Meini, 1939
Lilia Marri Martini, Donne di Siena, in «Bullettino senese di storia patria», 1933, fsc. II, pp.125-140
Imperiera Matteucci Serpieri, Santa Caterina da Siena e la Società Internazionale di Studi Cateriniani, estratto da «Studi Cateriniani», N.1 annata 1939, Siena stabilimento d'Arti Grafiche S. Bernardino, 1940
Gabriella Rustici, Mutualismo e impegno politico:l'associazionismo femminile nell'Ottocento e nella prima metà del Novecento, in Una città al femminile. Protagonismo e impegno di donne senesi dal medioevo ad oggi, a cura di Aurora Savelli e Laura Vigni, Nuova Immagine Siena, 2012, pp185-206
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2021