"Natura piacevasi vestir di Poesia le venerande mura, temperandone la severità con il vago ornamento di piante, le quali umili aderivano, e quali con graduate dimensioni elevandosi sedeano robuste ed erette, mentre alte a rami deboli, e flessuosi intrecciandosi vi pendeano in bei festoni, e tutte cospirando ad armonia d’ogni intorno spargeano grato olezzo… ora cupidità archeologica tutto distrusse, e se questa al visitatore commove l’immaginazione con lo scoprirgli gli antichi piani, e le meraviglie dell’architettura, tolse però al monumento le sue poetiche e pittoresche bellezze, e al botanico il pascolo de’ suoi studi…" Elisabetta Fiorini, Prefazione ai cinque fascicoli della Florula del Colosseo (1874 - 1878)
ora cupidità archeologica tutto distrusse, e se questa al visitatore commove l’immaginazione con lo scoprirgli gli antichi piani, e le meraviglie dell’architettura, tolse però al monumento le sue poetiche e pittoresche bellezze, e al botanico il pascolo de’ suoi studi…"
Elisabetta Fiorini, Prefazione ai cinque fascicoli della Florula del Colosseo (1874 - 1878)
Elisabetta Fiorini nacque a Terracina il 3 giugno 1799 da Giuseppe e Teresa Scirocchi. Intelligente, vivace e molto curiosa, a 7 anni conosceva bene il francese e aveva la passione per le piante, che raccoglieva nelle tenute di famiglia, sotto monte Leano, in zona Monticchio, presso il monte detto Circello, l’attuale Circeo.
In seguito all’invasione delle truppe napoleoniche nello Stato Pontificio, a 10 anni si rifugiò con i genitori a Roma. Rimase, poco dopo, orfana di madre, e iniziò a studiare storia, geografia, letteratura, latino, disegno, inglese, matematica con maestri scelti dal padre. Apprendeva con facilità e si appassionava soprattutto nel disegno delle piante che incontrava durante le passeggiate nell’Agro Romano. A 20 anni prese lezioni di Botanica dal celebre naturalista e geologo Giovan Battista Brocchi.
La naturale predisposizione per la disciplina e i rapidi progressi negli studi la portarono ben presto a farsi notare dagli illustri naturalisti che frequentavano i circoli botanici di Roma, uomini, nella stragrande maggioranza. Nel 1821 apparve la sua prima pubblicazione Prodromus Florae Romanae sul giornale Arcadico.
Nel 1823 pubblicò la Briologia Romana, dedicata ai suoi maestri G. Brocchi ed Ernesto Mauri, con la quale arricchiva di ben 100 nuove specie l’Erbario Florae Romanae del noto botanico A. Sebastiani: il lavoro fu molto apprezzato da famosi botanici europei quali il Parlatore, il Tenore, De Notaris, Montagne.
Intanto, con la cacciata dei francesi dallo Stato Pontificio, Elisabetta era riuscita a ritornare in possesso di quasi tutte le proprietà di famiglia e insieme al padre riprese a recarsi ogni estate a Terracina e dintorni, per la gestione delle proprietà; riuscì in quei periodi a raccogliere vegetali importanti per i suoi Erbari.
Nel 1829 sposò a Roma il conte Luca Mazzanti, un brillante avvocato, che amò molto. Da queste nozze nacquero tre figlie, morte in tenera età. Anche il marito si spense presto, e poco dopo morì anche il padre.
Elisabetta aveva 40 anni, ed era sola. Decise di adottare Enrica, la piccola nipote del professor Mauri, che amò come una figlia e che le rimase accanto per tutta la vita, e si dedicò con maggiore impegno alla sue amate piante.
Nel 1856 divenne socia onoraria della prestigiosa Accademia Pontificia de’ Nuovi Lincei, unica donna ad esservi ammessa nel XIX secolo, e continuò a partecipare in tutta Italia ai Convegni di Botanica e alle sedute delle numerose Accademie di cui era socia.
Nelle estati comprese fra il 1858 e il 1868 scoprì nuove specie in Agro Pontino e diede alle stampe numerose pubblicazioni che sono agli Atti dell’Accademia de’ Lincei. Le sue ricerche divennero sempre più indirizzate allo studio delle Crittogame, alghe, licheni, funghi, muschi, piante umili che Elisabetta prediligeva, e che si trovavano in abbondanza nelle campagne paludose intorno a Terracina, lungo il litorale, nei pressi dei corsi d’acqua e nei boschi sui rilievi dei Monti Lepini ed Ausoni.
Nella immagine a corredo di questa voce il Collema Pulposum che si trasfoma in Nostoc Comune, scoperto e catalogato da Elisabetta nei Giardini di Boboli a Firenze nel 1857.
L’ultimo suo lavoro fu La Florula del Colosseo, un compendio di oltre 300 piante tra Fanerogame e Crittogame, pubblicato dall’Accademia dei Nuovi Lincei e presentato dall’autrice presso la sede dell’Accademia dal 1874 al 1878.
L’anno dopo, il 23 aprile 1879, terminò la lunga e feconda vita di Elisabetta Fiorini, botanica per passione in un’epoca in cui ancora alle donne non era ancora stato aperto l’accesso alla Facoltà di Scienze.
Molti furono i riconoscimenti che le tributarono gli illustri “colleghi” e amici: C. Montagne le dedicò il genere Mazzantia, F. Parlatore quello di Fiorinia, G. De Notaris la sua opera sui Muschi delle Alpi Lombarde.
I suoi Erbari fanno parte dell’Erbario Romano e dell’Erbario Generale, tra le Collezioni molto ben conservate presso il Museo Erbario del Dipartimento di Biologia Ambientale della Sapienza Università di Roma. Nell’annessa Biblioteca sono conservate gran parte delle sue pubblicazioni.
Siti americani e tedeschi la menzionano.
Voce pubblicata nel: 2017
Ultimo aggiornamento: 2023