Per chi si occupa di Egitto antico, il nome di Pisa è subito messo in rapporto col nome di Edda Bresciani, “un mito” come si usa dire. Professore ordinario di Egittologia dal 1968, adesso Professore Emerito della disciplina, stimata da allievi e colleghi per la qualità scientifiche ma anche per quella umana, morale, e per la carica di vitalità e simpatia. È stata maestra per generazioni di studenti, alcuni ormai in cattedra in altre università e a Pisa stessa. In ogni campo di studi ha saputo raggiungere una centralità nella multidisciplinarietà, come raramente è trovata in una stessa persona. Edda Bresciani ha, possiamo dire, raccolto l’eredità di Ippolito Rosellini, che a Pisa – per primo in Europa – ricoprì un insegnamento ufficiale di Egittologia, nel 1826. L’Università di Pisa le ha conferito l’Ordine del Cherubino; e anche successivamente all’andata in pensione, fu delegata dall’Università a rappresentarla nei progetti erano diretti da lei in Egitto.
Edda Bresciani è nata a Lucca (23 settembre 1930) da famiglia borghese; dopo il Liceo Classico N. Macchiavelli di Lucca si iscrisse, presso l’Università di Pisa, alla Facoltà di Lettere che, come scrive lei stessa, a metà degli anni Cinquanta “era considerata femminile, anzi l’unica femminile, nel senso di ‘debole’, fra quante offriva l’Università italiana; ma ecco lo sgarro, l’infrazione alla convenzionalità, mi laureai preparando la mia tesi in una materia che allora (più di oggi certamente) era considerata una curiosità più che una scienza: l’Egittologia. Una disciplina che a metà del Novecento era presente con un insegnamento, e neppure di ruolo, nell’Università di Milano, mentre a Pisa esisteva un incarico gratuito; ambedue tenuti da Sergio Donadoni, egittologo insigne e uno dei miei maestri”.
Per tre anni dopo la laurea – sostenuta nel 1955 – si recò all’estero, alla ricerca di specializzazioni nelle materie egittologiche: archeologia e filologia, ieratico e demotico, copto, aramaico, a Parigi, Copenhagen, al Cairo. La Bresciani ritiene ancora oggi quegli anni all’estero fondamentali per la sua formazione, non soltanto di conoscenze ma anche, e soprattutto, di attitudine alla libertà intellettuale.
Nel 1968 venne creata a Pisa una cattedra di Egittologia per lei. Fu allora la prima donna di ruolo nella Facoltà di Lettere, la prima donna laureata nella materia e la prima donna in cattedra per l’Egittologia.
Ha dato sicuramente un grande contributo alla ricerca con la fondazione, nel 1978, della rivista «Egitto e Vicino Oriente» (EVO), che ancora dirige; ha sempre sostenuto che la caratteristica dell’Egittologia sia di pretendere una globalità di ricerca, non solo una singola specializzazione, ma una sintesi olistica tra filologia, archeologia e storia, quest'ultima potenzialmente arricchita dalle due prime discipline, e allargata alle altre civiltà antiche del Mediterraneo.
Filologa, storica, archeologa, è davvero difficile sintetizzare l’importanza dei contributi in ogni settore della ricerca egittologica, che conta un elenco bibliografico di oltre quattrocento fra articoli e libri.
Alcuni di essi sono ormai, potremmo dire, la bibbia dei cultori della materia: la Letteratura e poesia dell’antico Egitto. Cultura e società attraverso i testi, con tre edizioni da parte di Einaudi, oppure la letteratura sapienziale, e quella religiosa. Per la prima volta in Italia ha riunito e presentato tutti i testi sull’interpretazione dei sogni in Egitto fino all’epoca tolemaica e romana, fornendo un quadro suggestivo sul sogno come traccia culturale, coi problemi sessuali al primo posto e i sogni delle donne. Citando Sigmund Freud: “L’interpretazione di sogni è del tutto analoga al deciframento di un’antica scrittura pittografica come i geroglifici egiziani”. Edda Bresciani ha portato contributi alla storia della medicina e dei medici nell’antico Egitto faraonico; al suo interesse non sono sfuggite, inoltre, la ricerca sulla cultura alimentare nell’Egitto antico, e l’arte della cosmetica.
Lo studio della storia passa trasversalmente o prioritariamente in tutta la produzione di Edda Bresciani. Ma per citare lei stessa:
"Mi sento realizzata soprattutto nell’attività di archeologa. Sono stata fortunata? Anche, naturalmente. Ma naturalmente ho anche lavorato molto. Faccio mio il proverbio dei miei operai sugli scavi: "La zappa sa" dicono, insomma si deve scavare per sapere e conoscere."
Quindi, un’archeologa “sul campo”. Un episodio particolare della vita di Edda archeologa, che volentieri ci racconta, è legato a quando, nel 1965, fece parte delle missioni sponsorizzate dall’UNESCO per la documentazione e il salvataggio dei monumenti dell’antica Nubia, destinata ad essere inondata in seguito alla costruzione della “Grande Diga”. La Bresciani stessa ricorda: “un’avventura indimenticabile, che ho avuto, oltre a un arricchimento umano per la collaborazione con straordinari colleghi egiziani, anche un’influenza positiva sulla mia personalità, nel senso di rafforzare il mio carattere a non temere il nuovo e lo scomodo, e di avere fiducia nel duro lavoro”.
Edda Bresciani è stata direttrice degli scavi nel Fayum fin dal 1966, quando una missione archeologica diretta da una donna, per di più giovane, era davvero una grande novità:
"Ricordo con divertimento che allora nell’arabo del Fayum non esisteva il vocabolo “direttrice”, ma solo “direttore”, al maschile. Fu creato proprio per me, creato dalla pratica lessicale quotidiana del gruppo dei miei operai pur di cultura così strettamente maschilista, il titolo di “mudira”, dal maschile “mudir”."
E stata “mudira”, attiva archeologicamente durante decenni, in Nubia, ad Assuana Saqqara, a Tebe, nel Fayum; ancora era “la mudira” quando – ed è storia recentissima – nel 2011 è stato inaugurato a Gia-Medinet Madi-Narmouthis, l’antica città la cui storia può essere seguita durante quattromila anni, il primo parco archeologico dell’Egitto realizzato grazie alla Cooperazione italiana.
Se le si chiede quale sia la scoperta che più l’ha emozionata, risponde: “La grande tela funeraria dipinta, oggi esposta nel Museo egizio del Cairo, una vera opera d’arte funeraria del I secolo d.C., eccezionale per la ricerca dell’accostamento dei colori, giocati sul verde, il rosa, il violetto”; ed è contenta di ricordare che è stata pubblicata in una ricca edizione proprio a Lucca, dall’editrice Pacini Fazzi: “È l’unica opera egittologica pubblicata a Lucca” dice.
Il luogo principale dell’attività archeologica nel Fayum è, però, Medinet Madi, dove ha aggiunto ai due templi conosciuti, scoperti negli anni Trenta dal milanese Achille Vogliano, un terzo tempio, d’epoca tolemaica, dedicato ai “Due Coccodrilli”, fornito di una struttura finora unica, una sorta di nursery per la schiusa delle uova di coccodrillo e l’allevamento dei piccoli sauriani divini destinati ad essere mummificati e offerti al dio dai pellegrini devoti. Inoltre ha portato alla luce una vasta area meridionale con monumenti del tutto inaspettati e grande novità di dati archeologici ed epigrafici. Il desiderio espresso da parte dell’archeologa, di “vedere il viso scoperto di questa grande zona”, come si esprime lei stessa, è stato in gran parte esaudito.
Per farmi fare un racconto sul suo passato, la incontro nella sua casa museo di Lucca, tra scaffali di libri dovunque, mobili antichi, quadri, collezioni varie che sono il suo affetto principale. Parla volentieri delle sue collezioni: fischietti di terracotta antropomorfi e zoomorfi, ex voto dipinti, recentemente netsuke giapponesi. Magari mi mostra alcune foto del passato, come quella che la ritrae giovanissima in cima ad una piramide insieme con un bel giovanotto. Quando le chiedo di quanto apprezzi le moderne tecnologie, mi mostra al computer come i siti archeologici dove ha lavorato siano visitabili virtualmente, e suggestivamente, con rendering multimediali.
Edda Bresciani è una scrittrice agile, che usa un linguaggio piano, anche se scientificamente ineccepibile, accattivante, spiritoso, sia quando tratta argomenti storici, letterari, linguistici, sia negli elzeviri di vario argomento.
Compone e pubblica haiku, ed è riconosciuta come haijin.
Ha ricevuto innumerevoli riconoscimenti, quali la Medaglia d’oro “per la scienza e la cultura” del Presidente della Repubblica; il Campano d’Oro, la Pantera d’Oro. È Socio Nazionale dell’Accademia dei Lincei. I risultati dei lunghi anni di lavoro sono esposti nel bello e recente volume I templi di Medinet Madi nel Fayum (E. Bresciani, A. Giammarusti, University Press, Pisa, 2012).
Il suo augurio ricorrente è quello, mi spiega, dei saggi egiziani:
"Avere sì una lunga vecchiaia ma soprattutto una buona vecchiaia."
Voce pubblicata nel: 2019
Ultimo aggiornamento: 2023