Con una vita spesa fra la professione di medico e l’impegno sociale e politico, Donatella Natoli è una delle protagoniste della società civile palermitana.
Nasce in una famiglia di proprietari terrieri, quinta di sei figlie.
«Nella mia famiglia era un’aspettativa del tutto naturale il fatto che le donne si realizzassero pienamente attraverso gli studi e diventassero indipendenti con la loro professione. Già mia nonna, nata nel 1882, si era diplomata e aveva lavorato come maestra».
Donatella trascorre buona parte della sua infanzia in campagna con i nonni. Sono sicuramente legati a quel periodo alcuni interessi che la accompagneranno negli anni a venire: l’amore per la natura (che si trasformerà in una profonda conoscenza di botanica e agronomia), e una propensione naturale a considerare le esigenze altrui «praticamente stavo tutto il giorno in casa di contadini, i mezzadri della campagna di mia nonna. Ho vissuto le loro privazioni, ho vissuto con i loro bambini che prima di andare a scuola andavano a vendere il latte…»
Negli anni del liceo chiede ai genitori di lasciare il collegio delle suore per iscriversi alla scuola pubblica: un passaggio importante che la aiuterà a scegliere il successivo percorso universitario.
Si iscrive quindi alla facoltà di medicina («Nel mio corso eravamo pochi-, novanta, di cui solo cinque donne…») facendo confluire in questa scelta un insieme di ideali sociali e politici tipici di quegli anni, in cui maturava la necessità di una riforma del sistema sanitario e ospedaliero, che portasse finalmente a una sanità pubblica, gratuita e uguale per tutti. Sono gli anni in cui fanno capolino, per esempio, le idee di Basaglia. Questi e altri temi erano veicolati dalla rivista «Medicina e Potere» diretta da Giulio Maccacaro, con la quale Donatella in seguito collaborò.
Sceglie non a caso la strada della medicina preventiva, nella convinzione che una reale “rivoluzione democratica” in ambito sanitario si potesse costruire solo tramite una maggiore circolazione delle informazioni, una migliore conoscenza e gestione del proprio corpo, di cui imparasse a farsi carico il paziente stesso. «Pensavamo che in questo modo il paziente, ammalandosi di meno, avrebbe fatto meno ricorso al medico e all’industria farmaceutica, sottraendosi, di fatto, alle imposizioni dei più forti...»
Dopo la laurea rimane a lavorare all’interno del Policlinico Universitario. Anni di lotta, scontri - dettati spesso dall’invidia dei colleghi maschi - e ostruzionismo. Perché tanta diffidenza? Perché Donatella portava avanti inchieste “scomode” che miravano a scardinare l'intero sistema. Si chiedeva perché a Palermo, alla fine degli anni Settanta, si morisse ancora di tifo; conduceva indagini sulla differenza di mortalità infantile nei diversi quartieri della città; lavorava all’interno dei neonati Comitati per la salute in fabbrica, organizzando assieme ad altri studiosi, fra cui Anna Puglisi incontri di formazione sulla prevenzione e le norme di sicurezza per gli operai delle fabbriche: dai Cantieri Navali all’industria argentiera, fino alle operaie dell'Elettronica Sicula che a causa della continua esposizione ai raggi UV rischiavano di avere figli con gravi malformazioni.
Lavorando con le donne dei quartieri periferici della città (Brancaccio, Zen, Bonagia, in cui apre i primi ambulatori popolari) anima le campagne sul divorzio e sull'aborto.
Nel frattempo sposa il cardiologo Giovanni Serio dal quale avrà tre figli.
Nel 1978 si attua finalmente la riforma sanitaria, nascono i primi SERT (Servizi territoriali per le tossicodipendenze). Il clima nell’ambiente universitario è sempre più ostile e Donatella, che potrebbe ottenere la Cattedra, preferisce andarsene. Inizia a lavorare all'Ospedale dei Bambini, inaugurando così il rapporto con il quartiere Albergheria, al quale tuttora dedica una considerevole parte del suo tempo.
Nel 1988 proprio in questo quartiere (adiacente al Centro Sociale San Saverio con cui i rapporti a un certo punto si interrompono) realizza il suo sogno: l’apertura del primo Distretto Socio Sanitario della Sicilia: “la Casa della Salute. «L'abbiamo chiamata così per esprimere l'idea di una cura globale della persona, di una presa in carico completa, che travalicasse l'ambito puramente medico».
Oltre agli screening di routine, il consultorio forniva latte e farmaci, corsi sull’allattamento, offriva a bambini e adolescenti servizio di doposcuola e una ludoteca. Il Distretto forniva alle donne un sostegno all’avviamento professionale, accoglieva adolescenti affidati direttamente dal Tribunale dei Minori… La Casa della Calute diventa ben presto un punto di riferimento per il quartiere e per le famiglie più problematiche.
Tutto questo alimenta molti conflitti interni all'ospedale, chiamato a fornire il personale infermieristico:
«Cercavano di colpirmi economicamente, speravano che in qualche modo io mi stancassi: lavoravo 10 ore al giorno, 6 in ospedale e 4 al Distretto. Davano incentivi economici a chi accorciava le liste d'attesa, ma io non le facevo neanche, perché riuscivamo a smaltire in giornata tutte le richieste...» Alla fine l'ospedale, supportato dal sindacato, si riprende tutte le infermiere. Dopo dieci anni di attività, il Distretto è costretto a chiudere.
Nel ‘93 Donatella tenta il concorso per diventare Primario. In base ai titoli dovrebbe essere la prima in graduatoria, tuttavia non vince. Oggi sostiene che forse è stato un bene «… avrei dovuto chiudere gli occhi su troppe cose, non ci sarei mai riuscita»!
Non si perde d’animo e parallelamente al lavoro di medico assume ruoli sempre più rilevanti in ambito politico. Leoluca Orlando, allora sindaco di Palermo, la nomina Consulente alla Salute, ruolo che svolgerà dal ’93 al ‘96. Tra gli obiettivi raggiunti in quegli anni ricorda lo smantellamento degli ospedali psichiatrici e la chiusura dell’IPAI (istituto provinciale per l'assistenza all'infanzia), parallelamente al rilancio dei Consultori e all'apertura delle case-famiglia per malati mentali.
A questa esperienza politica ne segue subito un’altra: dal ‘96 al ‘98 diventa assessore provinciale alle attività sociali e lancia il progetto Educazione Globale, coinvolgendo scuole di vari comuni, Università e associazioni. Come assessore Donatella è promotrice anche di un importante lavoro di integrazione rivolto ai nomadi e agli immigrati. Altrettanto rilevante è la creazione in quegli anni di un comitato inter-istituzionale sul tema dell’abuso. Dopo il pensionamento, Donatella si dedica alla promozione della lettura a voce alta, attivando corsi negli ospedali e nelle scuole dell’infanzia, in accordo con l’Associazione Italiana Biblioteche e con l’Associazione Italiana Pediatri. Fonda assieme ad altre donne l’associazione Ballarà che promuove l'inserimento lavorativo delle donne nell’assistenza agli anziani e ai portatori di handicap.
Infine nel 2006, in accordo con la parrocchia di San Giuseppe Cafasso di Palermo, nell'ambito del progetto "Albergheria e Capo Insieme", inaugura nel quartiere Albergheria la Biblioteca delle Balate, prima biblioteca cittadina interamente dedicata alla letteratura per l’infanzia, con oltre 3000 volumi e una media di 40 piccoli visitatori al giorno. L’ideale che accomuna gli operatori della biblioteca è ancora una volta quello di una cura globale dei bambini, veicolata mediante la cultura del libro e varie forme artistiche.
Nel futuro l’instancabile Donatella, diventata nel frattempo nonna di due bambine, vorrebbe dedicarsi ancor di più alla campagna paterna, che ha trasformato in una fattoria didattica nella quale conduce corsi sull’alimentazione.
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2019