Affezionata come le parole alle cose, io fisso attonita, truce; deserti

dove c’erano foreste, mari malsani. Quando scende la notte, vi vedo,

ricambiare lo sguardo come se udiste il mio Carissime,

cosa avete fatto, cosa avete fatto, al mondo?

La donna della luna in C.A. Duffy, Le api, Firenze, Le Lettere, 2014, trad. di G.Sensi e A. Sirotti

Il titolo di Poet Laureate risale al XVII secolo, sancisce l’eccellenza della produzione poetica di un autore e lo rende, in maniera ufficiale, un dipendente della Casa Reale di Windsor, sebbene senza particolari obblighi poetici. Nel 2009 è la prima volta, nella storia del Regno Unito, che questo titolo viene conferito a una donna. La prescelta è Carol Ann Duffy.

Dopo la nomina, Duffy dichiara: “(Questo premio) mette in luce il modo in cui le scrittrici hanno cambiato l’orizzonte letterario di questo paese” [1] e sostiene come sia fantastico che una poetessa apertamente gay venga ricoperta di questa carica. In un solo colpo, la nomina di Duffy a Poet Laureate rompe, dunque, il tabù del genere e riconosce su un piano ufficiale e quasi solenne, se vogliamo, il valore della poesia scritta da donne in Gran Bretagna. Duffy ha una voce mordace, ironica, consapevole del suo ruolo. Nel 2009 le sue pubblicazioni comprendevano già circa cinquanta titoli, tra raccolte di poesie per adulti, poesie e libri per bambini e testi teatrali.

Nata a Glasgow nel 1955, Duffy cresce a Stafford. Il trasferimento dalla Scozia all’Inghilterra da bambina segna profondamente l’esistenza di Carol Ann ed è alla radice di una crisi d’identità che darà voce ad alcune sue poesie, tra cui Originally contenuta in The Other Country (1990): “Ma poi dimentichi, o non ricordi, o cambi / (…). Ricordo la mia lingua / svestirsi della pelle come un serpente, la mia voce / in classe che suonava come le altre. Penso solo, / ho perso un fiume, una cultura, una parlata, il senso del primo spazio / e il posto giusto? Ora, Di dove sei? / chiedono gli estranei. Originaria? E io esito” [2].

È nella Liverpool viva, ricca di circoli letterari e culturali, nella città dei Beatles e protagonista, insieme a tutta l’Inghilterra, delle proteste pacifiste contro la guerra in Vietnam (1955-1975) che Carol Ann Duffy decide di trasferirsi, per studiare filosofia. È lì che comincia il suo apprendistato letterario, a contatto con The Liverpool Poets, tra cui Adrien Henri e Roger Mc Gough che, con il loro progetto The Liverpool Scene, musicano i propri testi poetici, o meglio, accostano le note al ritmo dei versi; è così che conferiscono alla poesia l’immediatezza necessaria per fare breccia nel pubblico. La poesia è vissuta come performance. La stretta relazione che in quegli anni lega Duffy a Henri sfocia in una collaborazione con il volume Beauty and the Beast (1977).

La voce distintiva di Carol Ann Duffy emerge finalmente con la sua prima matura raccolta di poesie del 1985, Standing Female Nude, che racchiude in sé molte delle caratteristiche proprie della scrittura dell’autrice. Tra danze d’incontro con la poesia surrealista e omaggi ad autori e artisti che hanno arricchito la sua formazione culturale e poetica, spicca la scelta decisiva di Duffy di affidare la propria voce di poeta al dramatic monologue, il monologo drammatico che affonda radici nella tradizione letteraria inglese con Robert Browning ma a cui lei dona un nuovo slancio, una nuova voce, femminile e singolare. Il monologo interiore, come suggerisce la studiosa Deryn Rees-Jones, dona un luogo in cui il sé instabile della poeta può risiedere, dove è possibile ritrovarsi in una posizione che problematizza e esplora allo stesso tempo questioni di genere, identità e classe [3]. Nel monologo drammatico è presente la voce ventriloqua della poetessa che, tramite il soggetto enunciativo, propone al lettore un percorso psicologicamente impegnativo: dei ritratti di personaggi che narrano in prima persona e ricostruiscono, tassello dopo tassello, un mosaico di vite ed esperienze che guidano alla riflessione. Il monologo drammatico è, per Duffy, veicolo alla comprensione del suo ruolo di poeta: lei è parte di una storia letteraria importante, dove le donne sono di rado protagoniste. Nella prima raccolta, Small Female Skull è esemplare della critica al mancato riconoscimento, nel passato, della rilevanza intellettuale delle donne. Monologo solitario di un Amleto in panni femminili, è precorritore di altri testi poetici a venire. La riflessione continua con Dies Natalis, in Selling Manhattan (1987), dove sono gli occhi di un neonato a rappresentare l’impossibilità di acciuffare le forme e i contorni di una posizione, quella della poetessa, sempre in divenire: “Parlo / a me stessa in forme, seppur qualcosa cambi di continuo / il mondo, che ricompone il volto che osserva il mio” [4]. Altra caratteristica nella poesia di Duffy, evidente nella raccolta del 1987, è la reinvenzione del linguaggio poetico, nel quale introduce l’ironia e l’“everyday language”, che diventano elementi caratterizzanti dei suoi versi sin dalle prime raccolte e nelle poesie nonsense come $, dove si susseguono melodie onomatopeiche che ricordano i ritmi del boogie woogie, “Woogie wop a loo bop a wop / bim bam” (vv.2-3) [5] e che reclamano di essere lette ad alta voce, di essere vissute, messe in scena, proprio come i monologhi drammatici.

Questa forma poetica continuerà a essere sfruttata da Carol Ann Duffy anche in seguito, con un culmine esemplare e spassoso in The World’s Wife [6] (2000). La raccolta è animata da personaggi reali e inventati che hanno, di fondo, un’unica cosa in comune: sono tutte donne, compagne di uomini o personaggi famosi. Carol Ann Duffy cede a loro la parola, con una buona dose di arguzia e irriverenza. Incontriamo Anne Hathaway, moglie devota di Shakespeare che dice ogni bene del marito, così come Mrs. Darwin, che recita, nella traduzione italiana di Giorgia Sensi e Andrea Sirotti: “Siamo andati allo zoo. / Gli ho detto – / C’è qualcosa in quello scimpanzé che mi fa pensare a te” [7]. Tutte le donne presenti in questa raccolta hanno una precorritrice nella figura dickensiana di Havisham, a cui è dedicata una poesia nella raccolta di sette anni prima, Mean Time [8]. La figura della donna abbandonata dall’amato sull’altare, sfruttata e ingannata, è una voce sibilante e tagliente che accompagna ira e lacrime nella delusione amorosa.

Benvoluto tesoro bastardo. Neanche un giorno, da allora

senza desiderarlo morto. Il mio pregare

così duro da avere ciottoli verde scuro per occhi,

corde sul dorso delle mani con cui potrei strangolare.

Zitella. Puzzo e ricordo. Intere giornate

a letto a gracchiare Nooooo verso il muro; il vestito

ingiallito, tremante se aprivo l’armadio;

lo specchio sbronzo, a figura intera, lei, io, chi ha fatto questo

a me? Viola le maledizioni che sono suoni, non parole.

Meglio alcune notti, quel suo corpo perduto su di me,

la mia lingua svelta nella sua bocca, nel suo orecchio

poi giù fino a quando all’improvviso un morso, sveglia. L’amore è

odio dietro un velo bianco; un palloncino rosso che mi esplode

in faccia. Bang. Ho accoltellato una torta nuziale.

Datemi un cadavere di uomo per una luna di miele lunga, lenta.

Non pensate che sia solo il cuore a b-b-b-bruciare. [9]

La carriera di Carol Ann Duffy continua tra raccolte poetiche e corsi alla Manchester Metropolitan University, dove insegna scrittura creativa. Durante la relazione con la poetessa Jackie Kay, Duffy decide di avere un figlio. Nel 1995 nasce Ella Jacquline May Duffy, figlia dello scrittore Peter Benson. Dopo la maternità, Duffy scrive, sempre con più frequenza, raccolte di poesie per bambini, tra cui Meeting Midnight (1999), The Oldest Girl In The World (2000), Queen Munch and Queen Nibble (2002), The Good Child’s Guide To Rock’n’roll (2003).

Dopo il 2009, anno in cui diventa Poet Laureate, Duffy si dedica a scrivere poesie “pubbliche”, dedicate ai reali o ai personaggi preminenti della Gran Bretagna – famose le poesie Rings [10], per il matrimonio di William e Kate, o Achilles [11], per David Beckham, insieme alla più impegnata Big Ask [12], contro la guerra in Afghanistan e dedicata ad Adrian Mitchell, giornalista e poeta del movimento per il disarmo nucleare del territorio britannico. Carol Ann Duffy non si è tirata indietro dal ruolo di bardo contemporaneo che osserva la vita pubblica e sociale della nazione e che chiama a raccolta i suoi colleghi per partecipare con lei alle riflessioni sugli avvenimenti di attualità. Inoltre, ha dato inizio e supportato i premi The Ted Hughes Award per nuove raccolte poetiche e Mother Tongue Other Tongue, dedicato ai giovani plurilingue che frequentano le scuole britanniche. Quest’ultima iniziativa premia due poesie per ogni partecipante, una composta (o anche solo lontanamente ricordata) nella lingua d’origine, l’altra obbligatoriamente inedita, composta dal partecipante in una seconda lingua.

Duffy, tuttora docente alla Manchester Metropolitan University, continua a curare i suoi progetti. La sua ultima raccolta poetica, The Bees, è del 2011. In Italia il volume, a cura di Giorgia Sensi e Andrea Sirotti, ha vinto nel 2015 il Premio Gozzano per il miglior libro straniero tradotto in italiano. La scelta di Duffy di dedicare una raccolta alle api, le assicura l’iscrizione nel panorama letterario a fianco di altri poeti come Virgilio, Emily Dickinson o Sylvia Plath, e ci regala così una raccolta-mondo, fitta di temi come la natura e la sua salvaguardia, la perdita, il dolore, la guerra, l’amore e l’impegno sociale. Duffy, nella sua produzione poetica, è attenta, diretta, onesta, divertente e ironica; accoglie e rispetta la storia letteraria che la precede e le dona nuovo impulso. Questa consapevolezza, unita a quella del contesto storico e sociale in cui lavora, la rende una delle poetesse più amate dal grande pubblico.

[1] Dall’intervista di Charlotte Higgins per The Guardian, http://www.guardian.co.uk/books/2009/may/01/carol-ann-duffy-poet-laureate1.

[2] Traduzione mia.

[3] Cfr. D. Rees-Jones, Consorting with Angels. Essays on Modern Women Poets, Bloodaxe Books, Tarset 2005, p. 101.

[4] Traduzione mia.

[5] C.A. Duffy, Standing Female Nude, London, Anvil 1985, p. 43.

[6] Tradotto in Italia da G. Sensi e A. Sirotti per Le Lettere, come La moglie del mondo.

[7] C.A. Duffy, La moglie del mondo, Le Lettere, Firenze 2002.

[8] C.A. Duffy, Havisham in Mean Time, London, Anvil 1993, p. 40.

[9] Traduzione mia.

[10] https://www.theguardian.com/books/2011/apr/23/wedding-carol-ann-duffy-poetry

[11] https://www.theguardian.com/books/2010/mar/16/carol-ann-duffy-david-beckham

[12] https://www.theguardian.com/books/2009/jul/25/war-poetry-carol-ann-duffy

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Carol Ann Duffy

Opere di Carol Ann Duffy qui citate:

Standing Female Nude, London, Anvil 1985

The Other Country, London, Picador 1990

Mean Time, London, Anvil 1993

The World's Wife, London, Picador 1999

Opere di Carol Ann Duffy in traduzione italiana:

SENSI, A. SIROTTI, a cura di, La moglie del mondo, Firenze, Le Lettere 2002

NERA, F. MARINZULI, a cura di, Estasi, Roma, Del Vecchio Editore 2005

G.SENSI, A.SIROTTI, a cura di, La donna sulla luna, Firenze, Le Lettere 2011

G.SENSI, A.SIROTTI, a cura di, Le api, Firenze, Le Lettere 2014

Critica:

REES-JONES, Carol Ann Duffy, Tavistock, Northcote House Publishers Ltd [1999] 2001

MICHELIS, A. ROWLAND, edited by, The Poetry of Carol Ann Duffy 'Choosing tough words', Manchester, Manchester University Press 2003

REES-JONES, Consorting with Angels. Essays on Modern Women Poets, Bloodaxe Books, Tarset 2005

Siti utili:

Scottish Poetry Library

Sheer Poetry

The Poetry Archive

Mother Tongue Other Tongue

Ted Hughes Award

Referenze iconografiche: Carol Ann Duffy a Humber Mouth in 2009. Foto di Walnut Whippet. Fonte: Flickr. Creative Commons Attribution 2.0 Generic license.

Voce pubblicata nel: 2018

Ultimo aggiornamento: 2023