Virtuosa, cantante. Compositrice. Accolta e celebrata in raffinate corti europee. Anna Bon, non è stata un’eccezione, per la sua epoca. Ė stata soltanto una delle più celebri, celebrate e dotate musiciste, in un’Europa che già celebrava i Lumi ma che ancora si tirava dietro gli assurdi e strettissimi divieti imposti alla musica dal Concilio di Trento.

Anna era nata dall’architetto e pittore veneziano (o bolognese) Girolamo Bon e dalla cantante bolognese Rosa Ruvinetti. Venne al mondo in Russia ma a quattro anni fu ammessa al coro dell’Ospedale della Pietà di Venezia, il più importante della città. Le ragazze che vi studiavano erano chiamate anche le “putte di Vivaldi”, perché Antonio Vivaldi insegnava alla Pietà e scriveva musica per le allieve. Anna fu ammessa perché gli ospedali, in origine soltanto luoghi di accoglienza per le trovatelle, finirono con il diventare istituti di formazione anche per ragazze di buona famiglia che aspiravano a diventare musiciste. Quello della Pietà si dedicava all’educazione musicale già nel 1598, data di un’edizione di mottetti di Ruggero Giovannelli dedicata alle “virtuose giovani del pio loco della Pietà di Venetia”. Il coro femminile all’Ospedaletto risale invece al 1575. Mentre gli altri due Ospedali, gli Incurabili e per i Mendicanti, si dedicarono alla formazione di musiciste dai primi decenni del Seicento. Un brano anonimo ricordava: "Alla Pietà pregano Dio col violino, ai Mendicanti col flauto; all’Ospedaletto col fagotto; agli Incurabili col tamburo".

Fu così fino alla conquista di Napoleone, nel 1797: nessun altro posto al mondo, fino ad allora, aveva garantito alle ragazze una tale educazione musicale. Almeno ottocento ragazze divennero, in questo modo, cantatrici, musiciste e compositrici. Nessuno aveva pensato di formare musiciste professioniste: le ragazze dovevano suonare e cantare soltanto nelle occasioni liturgiche interne agli Ospedali. Tanto che i futuri mariti delle giovani della Pietà dovevano impegnarsi a non sfruttare commercialmente le doti artistiche delle mogli. Pochi rispettarono il divieto. La Pietà poteva contare su una settantina di musiciste, tra cantanti e strumentiste, selezionate tra un migliaio di ragazze ospitate nell’istituto, mentre gli altri ospedali (o Conservatori, come venivano chiamati) disponevano di un centinaio di ragazze e quindi di una quarantina di musiciste. Alcune bravissime. Inevitabile, soprattutto dopo l’ammissione delle esterne, che qualcuna di loro proseguisse la carriera nelle corti.

E questo fu appunto il caso di Anna Bon. Da bambina fu allieva di Candida della Pietà, maestra di viola. La prima composizione di Antonio Vivaldi per la Pietà, la Sonata per Oboe, Violino, Salmoe ed Organo, assegna a Candida la parte della viola. Era la prassi: sul manoscritto il compositore doveva ogni volta scrivere i nomi delle Figlie esecutrici e assegnare loro i ruoli adatti alle loro qualità. Per questo non abbiamo perso tutte le loro tracce.

Nel 1755 Anna era già a Bayreuth, al servizio di Federico, margravio del Brandeburgo, e di sua moglie, Guglielmina di Bayreuth, la sorella maggiore di Federico il Grande, a sua volta compositrice. Nel 1756 la troviamo invece a Potsdam, alla corte di Federico il Grande, con il prestigioso incarico di virtuosa di musica da camera. Fu in quell’anno che, a Norimberga, con l’editore Balthasar Schmidts Witwe, pubblicò le sue Sei Sonate da camera per flauto e cembalo, op. I. È la prima delle tre raccolte che ci sono rimaste ed è dal frontespizio che ricaviamo la sua età: sedici anni.

Nel 1757 Anna diede alle stampe Sei Sonate per cembalo, op. II, dedicate a Ernestina Augusta Sophia, principessa di Sassonia-Weimar, e, nel 1759, pubblicò Sei divertimenti per due flauti e cembali, op. III, dedicati al principe elettore Karl Theodor von der Pfalz (in seguito elettore anche di Baviera). Si trattava di due mecenati di primo piano: in particolare Ernestina aveva raccolto intorno a sé una vera corte musicale, di altissimo livello, che però si disperse alla sua morte.

Il 1° luglio 1762 tutta la famiglia Bon trovò un nuovo ingaggio: Rosa e Anna come cantatrici e Girolamo come scenografo alla corte del principe ungherese Nikolaus von Esterhazy (1714-1791), presso la quale Joseph Haydn lavorava come Maestro di Cappella. Anche questi ingaggi “familiari” sono interessanti: rivelano la tendenza a fare della musica un “patrimonio ereditario”.

È probabile che Anna abbia vissuto lì fino al 1765 e che nel frattempo abbia composto altri lavori, tra cui un’opera. L’ultima notizia che abbiamo di lei risale al 1767: era a Hildburghausen in Turingia, con il marito, il cantante di corte Mongeri.

Nell'immagine: Gabriele Bella, La cantata delle putte delli Ospitali, 1720 ca., Venezia, Pinacoteca Querini Stampalia.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Anna Bon

J.L. Baldauf-Berdes, Women Musicians of Venice: Musical Foundations, 1525-1855, Clarenden Press, Oxford, 1996

J. Bowers e J. Tick (edited by), Women making Music: The Western Art Tradition, 1150-1950, Londra, Macmillan Press 1986

Valeria Palumbo, Bellino, Casanova e i finti cavalieri. Ovvero il paradosso delle cantatrici, atti del convegno Donne a Venezia. Spazi di libertà e forme di potere (sec. XVI-XVIII) - Venezia, 8-10 maggio 2008, consultabile qui

Discografia

Anna Bon. Virtuosa di Musica da Camera. Sonate dalla corte di Bayreuth, Aeolus

Anna Bon: Sei Sonate da Camera per il Flauto, Tactus

Referenze iconografiche: Prima pagina de "Sei sonate da camera per il flauto traversiere e violoncello o cembalo", composte da Anna Bon. Immagine di Motmel. Fonte: Anna Bon di Venezia, op. I, title page. Untitled1.jpg. Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported2.5 Generic2.0 Generic and 1.0 Generic license.

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2023